programma il futuro

Il “Programma il Futuro” della buona scuola italiana

Non so quanti di voi conoscono il progetto di coding che il nostro Miur ha lanciato nelle scuole. Sinceramente non ne sapevo niente nemmeno io, nonostante abbia familiari impiegati nella pubblica amministrazione, leggete scuola dell’obbligo. Sarà che questo progetto non è ancora approdato in tutte le scuole del Paese, però gli insegnanti già se ne lamentano, ma andiamo con ordine.

Perché l’informatica non dovrebbe essere un’opinione

Il progetto si chiama “Programma il futuro”, nome promettente effettivamente e anche il suo scopo lo sarebbe, ovvero fornire alle scuole le strutture e gli strumenti giusti per introdurre i concetti base dell’informatica. Che l’informatica non sia effettivamente insegnata nella scuola pubblica italiana mi meraviglia ancora: le nuove generazioni nascono già digitalizzate, e a scuola non c’è il computer? Mah… capisco che il corpo docente per insegnare l’informatica debba prima apprenderla, ma allora perché non assumere giovani insegnanti che sono cresciuti a pane e internet?

Non è mia intenzione trattare qui il problema dell’aggiornamento delle scuole e di tutti i finti o veri concorsoni con cui il Ministero millanta di voler assumere nuovi docenti, però leggere che questo programma vuole introdurre nelle scuole i concetti di base dell’informatica un po’ mi fa venire i brividi sull’efficienza della nostra scuola. Più che altro aggiunge dubbi su dubbi.

Scuole italiane senza computer e internet: si può?

Introdurre l’informatica nella scuola nel 2015, ma non saremo leggermente in ritardo non solo rispetto al resto del mondo ma proprio rispetto ai ragazzi che frequentano i diversi gradi di istruzione scolastica? Loro ne sanno di più di chi dovrebbe insegnare loro la materia, per intenderci. Vero è che il 38% della popolazione ancora non è istruita su internet, insomma non è alfabetizzata digitalmente per cui navigare sul web è ancora arabo. Probabilmente sarà per questo che il progetto del Miur ha riscosso successo da quando è stato applicato. A essere coinvolte sono diverse università italiane tra cui Tor Vergata a Roma e la Federico II di Napoli, con i loro docenti informatici e ingegneri informatici che sono riusciti nell’intento di iniziare a digitalizzare la scuola italiana.

Finora al progetto hanno partecipato attivamente soprattutto le scuole primarie, dato il livello base da cui si parte per l’insegnamento, quindi è stato un approccio molto positivo, anche se pare non siano mancate le note di demerito. E indovinate un po’ di cosa si sono lamentati maggiormente? La cosa non mi ha stupito più di tanto: le lamentele hanno riguardato la mancanza di mezzi tecnologici in classe, ovvero computer e connessione internet sono praticamente inesistenti nella maggior parte degli istituti, per non parlare della formazione degli stessi insegnanti che, proprio come accennavo prima, sono meno digitalizzati rispetto agli studenti. Proprio a questo proposito, gli insegnanti richiedono più formazione sul campo, e mi sembra giusto altrimenti come potrebbero trasmettere tali conoscenze in lezioni che risultino effettivamente efficaci sui ragazzi?