A Parigi nasce la scuola-giardino, lo sapevate?

A Parigi nasce la scuola-giardino, lo sapevate?

Non so voi ma la mia opinione della scuola italiana è cambiata molto crescendo. La scuola, quando la frequentavo io, era ben noiosa e poche erano le maestre che davvero insegnavano con passione, indubbiamente un fenomeno che non smetterà mai di esistere perché in ogni ambito esistono le capre che lavorano giusto per farlo, eppure un bambino a scuola dovrebbe essere stimolato e incuriosito da ciò che studia e devo dire che oggi sono pochi quelli che, inculcati anche dai genitori, riescono a provare curiosità per il mondo.

Una scuola che ispira la scoperta del mondo

Personalmente ho sempre sognato una scuola che offrisse la possibilità ai bambini di scoprire il mondo circostante, che li mettesse in contatto con la natura, che offrisse l’occasione di conoscere da vicino certi avvenimenti naturali come la nascita di una farfalla o la costruzione dei nidi da parte degli uccelli. Immaginate il mio stupore quando ho letto della nascita della scuola-giardino in Francia. Un sogno diventato realtà?

So che molti che stanno leggendo non sanno di cosa stia parlando e potranno solo immaginare cosa sia una scuola-giardino. Ora vi spiego meglio: lasciate a casa l’immagine degli austeri edifici scolastici a casermone, come li avete vissuti e come li vedete tutt’oggi, perché a Parigi è sorta una nuova costruzione che di scolastico sembra avere poco e niente. L’architettura della scuola-giardino prevede luce, spazio e verde ovviamente, ed è un luogo nato per permettere la scoperta da parte dei bambini.

E in Italia?

Questa scuola ha un tetto pieno di alberi su cui i bambini possono arrampicarsi, nascondersi, in cui possono curiosare e soprattutto iniziare a instaurare una profonda relazione con la natura, venendo a conoscere di persona le farfalle, i lombrichi e capendo perché quando marciscono le foglie cadono sul terreno. I bambini quindi sono immersi in luogo che sembra incontaminato dall’urbanistica cittadina, in cui sono liberi di comportarsi secondo il proprio carattere. Fossi stata io così fortunata, forse ora non sarei una cittadina poco amante della campagna, dopotutto si riesce ad amare e apprezzare ciò con cui si ha a che fare ogni giorno, per cui se avessi potuto arrampicarmi sugli alberi o conoscere meglio madre natura probabilmente oggi non sarei tanto indisposta verso viaggi in camper o tour all’aria aperta o gite in campagna.

Scherzi a parte, sarebbe una gran bella cosa avere una scuola-giardino anche in Italia, almeno una in ogni città, ma mi rendo conto che non sia proprio fattibile. Le attuali condizioni dell’edilizia scolastica italiana non sono delle più efficienti: molti edifici se ne cadono a pezzi, se non sono caduti già, e costruire ex novo un istituto comporta spese maggiori che le scuole non si possono permettere, dopotutto non possono permettersi quasi un corpo docente figurarsi un edificio intero!

Kindle Unlimited: perché in Francia non lo vogliono

Kindle Unlimited: perché in Francia non lo vogliono

Quanti di voi leggono libri su Kindle? Io all’inizio ero molto scettica, dato che il piacere che dà tenere un libro tra le mani e sfogliarlo non può essere la stessa di quella del Kindle, infatti da quando leggo libri digitali un po’ accuso ancora la differenza con la carta, e non rinuncio al piacere di acquistare un bel libro.

Amazon e le sue offerte mensili

Mi sono accorta però che molti sono i vantaggi dell’avere un Kindle: prima di tutto il kindle puoi potarlo tranquillamente ovunque, dato che le sue dimensioni minime consentono di trasportarlo in una borsa anche mediamente piccola, inoltre Amazon propone praticamente ogni giorno e ogni settimana delle diverse promozioni che per chi acquista letture su Kindle. Per esempio ogni giorno ci sono particolari titoli in promozione lampo e ogni settimana ci sono diverse offerte e sconti sempre su una determinata fascia di titoli che, ovviamente, possono risultare più o meno interessanti.

Per esempio, a me è capitato di usufruire di tali promozioni per cui effettivamente essere proprietaria di un Kindle rappresenta un vantaggio economico non indifferente, dati gli attuali prezzi di alcuni volumi. Proprio nel fare acquisti on line, mi sono accorta di una promozione che Amazon ha lanciato e che per me, assidua lettrice, sembrava incredibile: la Kindle Unlimited, che permette una sorta di abbonamento mensile nel quale puoi scaricarti qualsiasi volume che rientri nella categoria.

Editoria francese contro il colosso Amazon

Personalmente sono sempre un po’ scettica verso queste offerte, per cui ho preferito approfittare del mese gratuito di prova che Amazon ha offerto, e ho scaricato un bel po’ di titoli che intendevo prendere e che ho trovato sotto la dicitura Unlimited, per cui li ho facilmente e velocemente scaricati sul pc per poi passarli su Kindle. Devo dire che questa possibilità potrebbe davvero rappresentare una svolta per gli utenti, dato il costo mensile basso dell’abbonamento rispetto all’acquisto di un singolo libro, eppure ho letto che c’è una nazione a cui questo Unlimited proprio non piace, ovvero la Francia. Per il Ministro della Cultura, anche Amazon deve rispettare la legge francese sul prezzo unico. In pratica, è proprio questa incredibile offerta dell’Unlimited che alla Francia non va giù.

A lamentarsene sono state le case editrici più grandi: in pratica gli editori si lamentano del prezzo dell’abbonamento rivendicando il proprio diritto a fissare il prezzo dell’offerta. In Francia infatti, esiste una legge del 2011 che permette agli editori di fissare il prezzo di vendita degli ebook , quindi logico che questa offerta di Amazon vada a rompere le uova nel paniere, dopotutto gli editori francesi non sono scemi e vogliono tutelare le proprie pubblicazioni sia cartacee che digitali. Chissà perché agli editori italiani non importa un fico secco?…

Il “Programma il Futuro” della buona scuola italiana

Il “Programma il Futuro” della buona scuola italiana

Non so quanti di voi conoscono il progetto di coding che il nostro Miur ha lanciato nelle scuole. Sinceramente non ne sapevo niente nemmeno io, nonostante abbia familiari impiegati nella pubblica amministrazione, leggete scuola dell’obbligo. Sarà che questo progetto non è ancora approdato in tutte le scuole del Paese, però gli insegnanti già se ne lamentano, ma andiamo con ordine.

Perché l’informatica non dovrebbe essere un’opinione

Il progetto si chiama “Programma il futuro”, nome promettente effettivamente e anche il suo scopo lo sarebbe, ovvero fornire alle scuole le strutture e gli strumenti giusti per introdurre i concetti base dell’informatica. Che l’informatica non sia effettivamente insegnata nella scuola pubblica italiana mi meraviglia ancora: le nuove generazioni nascono già digitalizzate, e a scuola non c’è il computer? Mah… capisco che il corpo docente per insegnare l’informatica debba prima apprenderla, ma allora perché non assumere giovani insegnanti che sono cresciuti a pane e internet?

Non è mia intenzione trattare qui il problema dell’aggiornamento delle scuole e di tutti i finti o veri concorsoni con cui il Ministero millanta di voler assumere nuovi docenti, però leggere che questo programma vuole introdurre nelle scuole i concetti di base dell’informatica un po’ mi fa venire i brividi sull’efficienza della nostra scuola. Più che altro aggiunge dubbi su dubbi.

Scuole italiane senza computer e internet: si può?

Introdurre l’informatica nella scuola nel 2015, ma non saremo leggermente in ritardo non solo rispetto al resto del mondo ma proprio rispetto ai ragazzi che frequentano i diversi gradi di istruzione scolastica? Loro ne sanno di più di chi dovrebbe insegnare loro la materia, per intenderci. Vero è che il 38% della popolazione ancora non è istruita su internet, insomma non è alfabetizzata digitalmente per cui navigare sul web è ancora arabo. Probabilmente sarà per questo che il progetto del Miur ha riscosso successo da quando è stato applicato. A essere coinvolte sono diverse università italiane tra cui Tor Vergata a Roma e la Federico II di Napoli, con i loro docenti informatici e ingegneri informatici che sono riusciti nell’intento di iniziare a digitalizzare la scuola italiana.

Finora al progetto hanno partecipato attivamente soprattutto le scuole primarie, dato il livello base da cui si parte per l’insegnamento, quindi è stato un approccio molto positivo, anche se pare non siano mancate le note di demerito. E indovinate un po’ di cosa si sono lamentati maggiormente? La cosa non mi ha stupito più di tanto: le lamentele hanno riguardato la mancanza di mezzi tecnologici in classe, ovvero computer e connessione internet sono praticamente inesistenti nella maggior parte degli istituti, per non parlare della formazione degli stessi insegnanti che, proprio come accennavo prima, sono meno digitalizzati rispetto agli studenti. Proprio a questo proposito, gli insegnanti richiedono più formazione sul campo, e mi sembra giusto altrimenti come potrebbero trasmettere tali conoscenze in lezioni che risultino effettivamente efficaci sui ragazzi?

Italia ultima in classifica per il wifi, lo sapevate?

Italia ultima in classifica per il wifi, lo sapevate?

Che l’Italia fosse un passo (anche due) indietro rispetto al resto dell’Unione Europea sul digitale si sapeva, è praticamente ogni giorno sotto i nostri occhi: la connessione wifi è arabo nelle nostre città, dove già è tanto se il cellulare o il tablet si connettono alla rete con il 3G, per non parlare di quando in metro non funziona nemmeno la rete telefonica… alla faccia del paese europeo!

L’Europa ha il Wi-Fi e l’Italia?

Avendo viaggiato un po’ per l’Europa, ho potuto constatare di persona questa differenza tra paesi europei dove praticamente è possibile usare facilmente il cellulare dappertutto e connettersi alla rete anche nel tunnel più sotterraneo della metro e dove non arriva nemmeno la linea telefonica. E allora mi sono chiesta: ma perché dobbiamo sempre essere gli ultimi della classifica? Di sicuro continuando così non potremo mai raggiungere il livello degli altri paesi dell’Unione, e nemmeno se una delle priorità della Ue è quella di creare un mercato unico digitale: mica l’Italia può diventare un paese tecnologicamente avanzato dalla sera alla mattina, o sbaglio?

Il ‘gap’, ovvero il divario, non si colmerà di certo in un anno, con tutta la buona volontà degli italiani che nella digitalizzazione ci credono davvero. È stata la stessa Bruxelles a bacchettarci in proposito: quanto a diffusione e accessibilità della banda larga e a competenze digitali e tecnologiche che dovrebbero semplificarci la vita, l’Italia è stata marchiata come il paese europeo meno digitalizzato di tutti.

Internet in Italia: ma esiste davvero?

Su 28 paesi, ci hanno piazzato al 25° posto, e questo risultato dà molto da pensare, dato che siamo ben al di sotto della media e se vi dico che insieme a noi ci sono Romania, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Polonia forse si accende il lumino anche nel vostro pensiero… siamo arretrati in tutto e siamo al pari delle ultime leve della Ue!!! Noi che nel ’56 eravamo in prima fila a firmare i famosi Trattati ora siamo ultimi perché, si sa, in Italia si naviga male sul web: connessioni lente e banda larga appena superiore ai 30 Mbps.

Logico che non ci si possa aspettare chissà quali prestazioni! Inutile dire come questo risultato vada a discapito di tutti, in primis delle aziende che ancora non possono vendere on line come vorrebbero e dovrebbero, inoltre non si riesce a lavorare in un clima tranquillo perché internet va e viene a seconda che si sia in 10 o 100 a usare il Wi-Fi in una stanza. Di conseguenza l’economia non gira come dovrebbe, dato che il fatturato on line italiano è il più basso dell’Unione. Ce la faremo mai a colmare il gap? Io spero almeno che la mia connessione oggi funzioni decentemente, e voi?

L’uomo bionico è una realtà

L’uomo bionico è una realtà

Che parti del corpo umano possano essere sostituite egregiamente da organi artificiali è sempre stata l’aspettativa degli scienziati, che da sempre pensano a una tecnologia applicata alla medicina in grado di poter garantire e preservare la salute dell’uomo nonostante qualche organo compromesso.

La tecnologia in aiuto dell’uomo

Poter trascorrere una vita lunga anche grazie all’aiuto di organi bionici sembra solo la trama di un film, invece oggi potrebbe essere possibile dato che già tre persone si sono sottoposte a un intervento di sostituzione di arti con parti bioniche. Ho letto infatti, che tre giovani austriaci hanno scelto di amputarsi la mano malata da tempo per sperimentare questo fantomatico intervento di sostituzione dell’arto naturale con un arto bionico, che si riuscirebbe a controllare con il pensiero. Si tratterebbe, quindi, di una ricostruzione bionica vera e propria che ai tre pazienti ha evitato un trapianto e si sa che il trapianto avrebbe potuto portare anche complicazioni dato che non è mai sicuro se e quanto il corpo possa accettare l’operazione o meno.

La ricostruzione bionica, quindi, ha offerto il vantaggio di non rischiare il pericolo di rigetto dell’organo trapiantato. A questi tre ‘eroi’, che si sono voluti sottoporre a tale intervento così innovativo e finora unico nel suo genere, è andata bene. Bisogna sottolineare, però, che l’operazione in questione è stata condotta da una troupe austriaca a Vienna, sarà per questo che il risultato è stato eccellente e un vero successo?

Sarà mai possibile in Italia?

Mi chiedo che risultati si sarebbero avuti se fosse stata condotta in un ospedale italiano… dopotutto la sanità da noi è quello che è, ma non è questa la sede in cui intendo esprimere la mia personale e umile opinione sulla sanità italiana. Voglio solo rimarcare il successo eccezionale riportato da questo chirurgo austriaco, tale Oskar Aszmann della Medical University di Vienna, che ha sviluppato insieme a degli ingegneri di Gottingen la tecnica per effettuare l’intervento in modo che riuscisse alla perfezione.

Perché l’apporto degli ingegneri? In pratica, a quanto ho capito, la ricostruzione bionica vuole il trasferimento selettivo di nervi e muscoli, l’amputazione dell’arto e la sostituzione con la protesi robotica che, ovviamente, è dotata di sensori in grado di ricevere e trasmettere gli impulsi del cervello, altrimenti non sarebbe manovrabile col pensiero. Non pensate che appena sostituito, l’arto robotico inizi come per magia a muoversi come gli si comanda! Serve, infatti, un programma di riabilitazione ad hoc che i tre coraggiosi hanno naturalmente seguito alla perfezione, ottenendo un recupero della funzionalità della mano praticamente eccezionale, tanto che sono riusciti presto a compiere qualsiasi tipo di attività, il che è un ottimo presupposto per continuare questa unione tra tecnologia e uomo.

W la Espana e w Barcellona!

W la Espana e w Barcellona!

Quando ci vuole ci vuole, come si suol dire, soprattutto se scopri che una città spagnola, quella più frequentata dai turisti di tutto il mondo, ha superato altre ‘colleghe’ quali New York e Londra nella classifica delle Smart City 2015.

Barcellona smart city!

Premetto che ancora il viaggio a Barcellona mi manca quindi non posso confermare quanto letto in merito , però voci di corridoio (leggi chi è stato lì) mi avevano parlato di una città effettivamente tecnologica ma non avrei mai pensato potesse superare addirittura la Grande Mela!!! In pratica, nei prossimi giorni Barcellona si troverà a ospitare il Mobile World Congress per cui gli spagnoli, anzi catalani, saranno invasi da smarthphone e tablet di ogni generazione e soprattutto da proposte di soluzioni di ogni genere.

Ciò significa che saranno lanciate le ultime novità dai grandi marchi di elettronica ma al contempo si discuterà anche di temi ambientali, dopotutto mi sembra giusto che la tecnologia non vada solo nella direzione di uno sviluppo di cellulari o computer ma che serva praticamente a migliorare le nostre precarie condizioni di vita su questo pianeta, no?

Tutti a Barcellona!

Comunque proprio perché la città di Barcellona non è mai stata estranea a tali tematiche, è stata eletta quale Global Smart City di quest’anno da un’eminente società di consulenza britannica, quindi se non sono precisi loro nell’assegnare riconoscimenti chi potrebbe? Naturalmente lo ‘smart’ della nomina si riferisce all’efficienza della metropoli catalana che è dotata di infrastruttura tecnologicamente efficaci e molto sviluppate tanto che New York e Londra non la vedrebbero nemmeno.

Questa non la sapevo e sono rimasta colpita da quanto gli spagnoli, come ogni altro popolo, siano avanti rispetto a noi: pare che a Barcellona vengoano analizzati dati di edifici, strade e ponti per permettere una distribuzione efficiente delle risorse. Sistemi di controllo del traffico e dell’illuminazione quindi sono regolati per aumentare il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale: ma perché in Italia non esistono?!?

Barcellona rappresenta dunque un esempio di città da seguire dato che è una metropoli in salute e per giunta, nonostante quello che comunemente si pensa della Spagna, è anche in buona salute economica proprio in conseguenza a tali applicazioni tecnologiche!!! Ve lo immaginate una città in cui si razionalizza la distribuzione dell’acqua, si usano programmi per l’accensione dell’illuminazione pubblica, o per regolare il riscaldamento e il condizionamento degli edifici risparmiando parecchi dindini alla società? Barcellona aspettami, arrivo in un click!

Cosa pensate della nostra Comunità Europea?

Cosa pensate della nostra Comunità Europea?

Non so voi ma ultimamente mi pongo sempre questa domanda dato che la UE rispetto a quanto studiato sui libri di scuola, sembra molto cambiata nel corso del tempo, ma non a livello legislativo, non saprei nemmeno da che punto partire in quell’ambito, ma intendo proprio a livello di pensiero politico.

La Ue non è l’Euro

Ora la crisi ha portato paesi importanti per l’equilibrio economico della UE, come la Grecia, a chiedere alla BCE un prestito esorbitante per cercare di colmare un debito pubblico ancora maggiore. Al di là delle tipo di governo portato avanti dai sedicenti politici greci che evidentemente non sono molto lontani dai nostri se hanno sprofondato un paese già non ricchissimo precedentemente, nella miseria più nera, mi sono chiesta ma i motivi per cui la UE sia praticamente comandata da una sola nazione, e per di più quella che nella storia non molto lontana, ci ha portato tutti al collasso globale, ovvero la Germania.

Il che mi ha fatto pensare, ma quindi questa fantomatica Ue come funziona esattamente? Leggendo qua e là su internet ho potuto constatare come anche molti altri italiani non hanno ben compreso il ruolo dell’Italia nella Ue, se di ruolo si può parlare. L’opinione pubblica nazionale sulla Ue infatti si è dichiarata un po’ incerta sull’istituzione comune: molti di noi individuano questa Unione solo nella comune moneta. Praticamente si sa che facciamo parte della Ue solo perché abbiamo tutti l’Euro… yeeee! Davvero molto ‘positive’, non credete?

Perdita dei valori dei Trattati di Roma del ‘56

Sarebbe bello domandare a chiunque cosa ne pensa dell’Euro, che tanto ci è costato e ci costa ancora, e da lì verrebbe facile la conseguente critica al nostro governo che ha accettato la moneta comune e al governo centrale che l’ha imposta. E il rimando sarebbe sempre alla Gran Bretagna che sempre forte della sua sterlina ha ben declinato l’offerta dell’Euro, mica scema la regina no? E verrebbe spontaneo pensare ma perché cavolo non abbiamo agito anche noi così? Meglio non rispondere va!

Torniamo al comune sentire sulla comune unione… da come ho letto gli italiani identificano quindi la Ue con l’Euro… al bando tutti i valori che portarono alla firma dei Trattati di Roma, probabilmente non sanno nemmeno perché all’epoca si insisteva sull’unificazione del territorio europeo quali siano stati i reali valori che hanno spinto gli uomini politici del tempo a tale trattato. Quindi se la Ue si identifica con la moneta e di questa moneta la maggior parte degli italiani pensa che sia stato un errore e che non abbia aiutato per niente a migliorare le nostre condizioni di vita, non oso immaginare cosa pensino allora di Bruxelles e alle politiche di austerity imposte a molti paesi. A voi l’ardua sentenza…

Un trapianto di testa nel prossimo futuro?

Un trapianto di testa nel prossimo futuro?

Non so se avete letto anche voi questa notizia a cui inizialmente non volevo assolutamente credere. Quando l’ho letta sul web ho pensato subito fosse un’esagerazione o peggio una pazzia considerando che oggi già è tanto se si riesce a portare a termine un ‘semplice’ trapianto di organi, figuriamoci quando si tratta di un trapianto di testa.

Quando Frankenstein ci fa un baffo!

Eppure la notizia sembra vera dato che è addirittura attribuita a un medico italiano. Ma vediamo cosa propone effettivamente questo sedicente medico: il neurochirurgo Sergio Canavero ha sostenuto che tra soli due anni, il che mi sembra davvero una cosa impossibile, si potrà effettuare il fantomatico trapianto di testa. Inutile dire che gli danno tutti contro e il perché è presto spiegato: non solo tale intervento chirurgico impiegherebbe un centinaio di chirurghi in sala operatoria in cui dovrebbero ‘trattenersi’ per trentasei ore di fila, ma al malcapitato di turno richiederebbe una spesa di quasi tredici milioni di euro!!!

Peccato che anche Mel Brooks ci fosse arrivato molto prima di questo sedicente neurochirurgo e senza spendere tanto! Ahahah scherzi a parte, ma vi sembra davvero una cosa ammissibile? A me sembra in tutto e per tutto fantascienza! Eppure questo medico insiste che in due anni lui riuscirebbe nella fatica impresa… voi ci credete?

Una testa nuova… ma anche no

Io ho pensato a quanto fosse fattibile la cosa, ma effettivamente, a parte proprio la parte pratica, vi immaginate quali e quanti sconvolgimenti sociali interverrebbero? Implicazioni etiche quindi che coinvolgerebbero in primis la Chiesa da cui di sicuro partirebbe una condanna a tale tipo di operazione. Per fortuna però la comunità medica sembra dalla ‘mia parte’, ovvero la ritiene impossibile proprio come me! Infatti le risposte a tale proposta fantascientifica non solo mancate e a valanghe si sono scatenate sul neurochirurgo definendo a dir poco improponibile la cosa.

Meno male va, sono rimasta rincuorata della cosa altrimenti tutte le mie scarse conoscenze mediche sarebbero crollate immancabilmente in quattro e quattr’otto: ho sempre saputo che la riproduzione, figuriamoci poi il ‘riallacciamento’ del midollo osseo con un altro fosse pressoché rara, e da qui non voglio attaccare con l’argomento staminali, però di sicuro questo neurochirurgo non può bussare alla porta della comunità medica e dire semplicemente tra due anni si fa. È assurdo! Soprattutto se non puoi dimostrare la fusione tra i tratti di midollo, quindi perché insiste se sono solo parole? Per fortuna che in Occidente e nel mondo non troverà nessuno dalla sua parte, e finché questi suoi sogni impossibili resteranno solo su carta possiamo stare tranquilli.